Enrico Caria, Italia, 2011, 76′
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Giudizio: *** (3/5)
Genere: mockumentary
Recensione: un film originale nella sua forma tra il documentario – immagini di repertorio e interviste a personaggi reali – e il surreale. Un film che ha destato interesse e curiosità al Torino Film Festival. Enrico Caria, che è anche vignettista (“Cuore”, “La Repubblica” etc.) e scrittore, mostra Napoli in tutte le sue contraddizioni: degrado/bellezza, vitalità/violenza, rassegnazione/coraggio. Siamo nel 2020, Nicolino Amore, uomo qualunque, eletto sindaco quasi per caso, diventa porta parola della voglia di legalità, di correttezza, di riscatto di una città ferita dalla malavita e dalle connivenze politiche.
Perché andare o meno a vedere il film? Molti gli spunti che fanno sorridere, altri potrebbero stimolare discussioni; ad esempio, su l’eventualità di legalizzare le droghe se veramente si vuole sconfiggere il narcotraffico. Una favola metropolitana, che accende la speranza rispetto a cambiamenti che sembrano impossibili, come lo stroncare il potere camorristico.
Qual è lo specifico psicoanalitico: Non vi può essere salute mentale in una società in cui predominano illegalità e corruzione. In ognuno di noi può esserci un conflitto tra la tendenza a conformarsi, a rinunciare, a soffocare il dissenso, a sottomettersi a poteri forti esterni e interni (quella cricca di fantasmi onnipotenti, perversi e distruttivi, di cui parlano Meltzer e H.Rosenfeld) e la spinta coraggiosa ad affermare un pensiero più autonomo, critico ed oppositivo. Solo se può affermarsi questa spinta, e il lavoro analitico va in questa direzione, si avrà l’opportunità di rimettere in moto una forza interna vitale e trasformativa.
Gennaio 2012