Cultura e Società

“Last night in Soho” di E. Wright. Recensione di F. Salierno

13/09/21
"Last night in Soho" di E. Wright. Recensione di F. Salierno

Autore: Flavia Salierno

Titolo: Last night in Soho

Dati sul film: regia di Edgar Wright, UK, 2021, 116’ (dalla 78° Motra del Cinema di Venezia) – Fuori Concorso

Genere: drammatico, horror

E puoi incontrare qualcuno che ti possa aiutare e capirti

Qualcuno che è come te ed ha bisogno una mano gentile

Che accompagnandosi lo guidi

E quindi potrei incontrarti

Possiamo dimenticare tutti i nostri guai, dimenticare le preoccupazioni

Quindi vai in centro

Le cose saranno magnifiche quando sarai in centro”

(Downtown, di Tony Hatch, 1965)

Downtown è la canzone che l’attrice Anya Taylor-Joy (Sandy) canta nel film, preparando lo spettatore all’illusione-delusione che le luci del centro di una grande città come Londra attraggono e insieme respingono una ragazza di campagna, Eloise (Thomasin McKenzie) con la sua ingenuità. Vuole fare la stilista di successo, anche per soddisfare le aspirazioni di una madre morta suicida. Il tema “psico”, nei thriller e negli horror è sempre molto presente, ma certamente darne un’interpretazione sarebbe fuorviante, rispetto ad un film che va visto (e goduto) per quello che è. Due ore di immersione in uno psico-thriller-horror, corredato da bravissimi attori, bellissima musica e altrettanta fotografia. Come in tanti film di questo genere, il tema del disturbo dissociativo è sempre presente. O comunque utilizzato. In questo caso come tramite per raccontare la storia centrale. Da Frankestein a Joker, la dissociazione fornisce la battuta iniziale a moltissimi film di genere. Questo stratagemma ha permesso di dare alla luce autentici capolavori della letteratura e della cinematografia, o ad opere intramontabili come il romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson o il celeberrimo Psycho di Alfred Hitchcock.

Attraverso la presenza, nella stessa, di due persone apparentemente opposte. Nel film, Eloise e Sandy divengono la stessa donna, che parte da un’epoca contemporanea, Eloise,  e si ritrova negli anni 60, nei quali Sandy vive. In una Londra brillante e oscura nello stesso tempo. Eloise coi suoi sogni, così come la cantante Sandy, che rincorreva i propri nel Cafè de Paris. Due facce allo specchio, due personalità apparentemente contrapposte, che si ritrovano a fare i conti con le stesse fragilità. In una simbiosi tale da vivere le stesse emozioni.

Edgar Wright, il regista, sceneggiatore e produttore, dice di aver raccontato il lato oscuro di Londra, e sicuramente questo viene messo in risalto, mentre si rimane incollati al grande schermo, andando e venendo, tra passato e presente, colpi di scena e tanta musica. Wright si concentra anche su un’epoca che abusa del femminile. Uomini che odiano le donne, in una realtà maschilista. Per la protagonista Eloise, Londra, infatti, appare all’inizio invitante e idealizzata, ma per Sandy è solo popolata da uomini che cercano di abusare di lei promettendole il successo.

Presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2021,Last Night in Soho” deve il suo titolo a una canzone, degli anni 60, appunto. Si ispira a film dello stesso genere provenienti dagli anni Sessanta e Settanta come “A Venezia un Dicembre Rosso Shocking” (1973) di Nicolas Roeg oRepulsion” (1965) di Roman Polanski.

Se il cinema distrae, come diceva Fellini, questo film riesce nell’intento. E mette nella condizione lo spettatore di passare attraverso generi diversi, musical compreso, in quella bella sospensione, anche necessaria per allietare e alleggerire la gravosa quotidianità della vita.

Settembre 2021

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