Gillet Pasquet-Brenner, Francia, 2010, 111 min.
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Giudizio: **** 4/5
Genere: drammatico
Recensione: Il film, tratto da un libro omonimo, prende spunto da un evento realmente accaduto a Parigi nell’agosto del 1942. La deportazione di 13.000 ebrei francesi ad opera della polizia al servizio del governo collaborazionista francese. Una tragedia e una vergogna nazionale per la quale il Presidente Chirac nel 1995 chiese scusa pubblicamente. Nel film la storia universale del passato, rappresentata da una bambina deportata, si intreccia con quella individuale dei giorni nostri, rappresentata da una giornalista che ricostruendo quell’evento lontano si imbatte in una vicenda segreta che cambierà per sempre la propria vita e quella di chi incontra.
Perché andare o meno a vedere il film?: Per la capacità di raccontare la storia e le storie, senza cadere nel retorico, avvincendo, commuovendo e facendo pensare.
Qual e’ lo specifico psicoanalitico: L’intreccio tra la storia, il segreto e la verità rappresenta uno dei cardini della nostra professione. La rappresentazione che ne fa il regista ci pone di fronte ai tanti dilemmi etici del nostro lavoro clinico. Fino a quando possiamo spingerci nel chiedere alle persone di ripercorrere e conoscere la loro storia? A quale punto è giusto fermarci? Come fare ad accompagnare i nostri interlocutori in questo delicato e a volte doloroso percorso? Quanto questo sconvolgente processo coinvolge e modifica, a volte irreparabilmente, anche noi stessi? Tante domande. Come spesso accade, e per fortuna, senza risposte certe e univoche.
Gennaio 2012