Parole chiave: psicoanalisi, inconscio, Perturbante, arte.
Autore: Cristiano Nichini
Titolo del film: “Klimt e Schiele. Eros e Psiche”
Dati sul film: regia di Michele Mally, Italia, 2018, 75′
Genere: documentario
Il film documentario “Klimt & Schiele – Eros e psiche” è uscito nel 2018 al cinema con un buon successo di pubblico, infatti è rimasto al vertice del box office italiano alcune settimane. Più recentemente Amazon ha deciso di riproporlo nuovamente sulla sua piattaforma Prime.
Non so se Arianna Marelli, che ha scritto il film, conoscesse il libro The Age of Insight: The Quest to Understand the Unconscious in Art, Mind, and Brain, from Vienna 1900 to the Present scritto dal premio Nobel Eric R. Kandel nel 2012; l’interrogativo si genera dall’osservazione che esiste una stretta somiglianza tra la struttura del film e quella del libro. Il pregio del testo è quello di proporre in modo più approfondito, documentato e con assoluto rigore scientifico alcuni temi che nel film trovano una suggestiva ma necessariamente più sintetica proposta. Lo stesso autore del testo compare come uno degli studiosi che vengono intervistati e il fil rouge di entrambe le opere è lo stesso: ripercorrere attraverso l’arte e la letteratura i cambiamenti socio-culturali che hanno caratterizzato Vienna alla di fine dell’800.
Tra i protagonisti di questi cambiamenti c’è l’idagine avviata da Sigmund Freud sull’inconscio e sulla sessualità infantile. Il padre dellla psicoanalisi era ben cosapevole della portata rivoluziaria e perturbante delle sue idee, come ha documentato J. Lacan nel trascrivere quanto detto da Freud a Jung all’esordio del suo viaggio in America: “Portiamo la peste, e loro non lo sanno ancora” (Lacan, 1966, pag 403). I germi di quella peste originarono in un pabulum ricco e complesso costituito da molteplici cambiamenti culturali dell’epoca.
Il film inizialmente ammicca al genere noir con tratti voyeuristici. Esordisce infatti con alcuni dettagli della vita privata di Schiele e Klimt documentati con immagini che catturano lo spettatore in un torbido intreccio di eros, morte e perversione.
Il racconto poteva continuare su questo registro un poco morboso, ma questo incipit è in realtà un’esca ben funzionante per uno sguardo a più livelli su quello che stava accadendo nella Vienna dell’epoca. Gli spunti biografici sui due artisti diventano occasione di riflessione per gli illustri studiosi che intervengono nel film tra cui Jane Kallir, storica dell’arte e curatrice del catalogo completo delle opere di Schiele, Eric R. Kandel, Elisabeth Schmuttermeier, curatrice del Mak di Vienna e Elisabeth Leopold, dell’omonima collezione.
La trama del documentario è strutturata in un dialogo tra arte, letteratura e scienza. Intimi aspetti biografici della vita di Klimt e Schiele vengono messi in risonanza con le loro opere che a loro volta diventano rappresentazione del disvelamento di aspetti inaccettabili e inquietanti della natura umana. Le citazioni letterarie proposte dal film, tra cui segnaliamo “Doppio Sogno” di A. Schnitzler del 1925 (a cui è ispirato il celeberrimo film di S. Kubric “Eyes Wide Shut” del 1994), testimoniamo l’inarrestabile indagine del mondo onirico e dei desideri che si è ormai avviata. Anche il mondo della musica accompagna tale esplorazioni, con una colonna sonora nutrita da autori come Mahler e Beethoven che accompagnano le esplorazioni di Klimt attorno al tema della sessualità e della morte. A queste esplorazioni artistiche fanno da contrappunto i commenti e l’inquadramento storico/scientifico proposto dagli studiosi intervistati
Il film di Mally ha il merito di condurre lo spettatore nell’atmosfera emotiva, culturale e di sconvolgimento dei consueti paradigmi di rappresentazione e lettura della realtà dell’epoca. Lo fa sia in modo impressionistico e suggestivo, attraverso suoni, immagini e atmosfere (è probabile che i buoni risultati al box office, inusuali per una produzione storico/documentaristica, siano stati favoriti da questo aspetto), sia illuminando in modo scientifico e documentato (processo secondario) gli aspetti sociali, culturali e biografici alla base della rivoluzione in atto.
Consiglio di vedere questo film e di leggere il libro di E. Kandel, soprattutto a chi si occupa di psicoanalisi, per due motivi.
Il primo è per rammentarci che l’opera e le intuizioni di Freud non nascono dal nulla. Come ci ha documentato Hellemberger nel suo “La scoperta dell’inconscio” del 1970, le radici della psicoanalisi partono da lontano e la sua formulazione a opera di Freud appare come un inevitabile sviluppo di un percorso che ha preso le mosse in fasi storiche precedenti.
Nonostante ciò, e questa è la seconda osservazione, la potenza “pestifera” della intuizione freudiana circa il ruolo della sessualità nella natura umana nel condizionare il libero arbitrio rimane un fatto sconvolgente, che corre costantemente il rischio di essere rimosso e non accettato: anche dai più recenti sviluppi di alcune aree della psicoanalisi contemporanea.
Bibliografia
Ellenberger H. (1970). La scoperta dell’inconscio, 2 voll. Bollati Boringhieri, Torino, 1976
Kandel E. R. (2012). L’età dell’inconscio. Arte, mente e cervello dalla grande Vienna ai nostri giorni. Milano, Raffaello Cortina Editore, 2016
Lacan J. (1955-56). La cosa freudiana: senso del ritorno a Freud in Psicoanalisi. In Scritti, vol. 1, Torino, Einaudi, 1966
Schnitzler A. (1925). Doppio Sogno. Adelphi, Milano, 1977