Cultura e Società

“A Herdade” di T. Guedes. Commento di S. Pesce

9/09/19
"A Herdade" di T. Guedes. Commento di S. Pesce

Autore: Simona Pesce

Titolo: A Herdade

Dati sul film: Regia Tiago Guedes, Portogallo e Francia, 2019, 164’ SEZIONE IN CONCORSO

Genere: Drammatico

Al 76esimo festival del Cinema di Venezia sono tanti i film che attraggono e interessano. “A Herdade”, lungometraggio del regista portoghese Tiago Guedes, in concorso per il Leone d’Oro, affascina lo spettatore con un’ottima fotografia e un’intensa storia umana che si sviluppa con una lentezza che rende onore allo scorrere della vita quotidiana.

E’ la storia dagli anni ’40 a oggi di una famiglia portoghese, proprietaria di una delle più grandi tenute in Europa, sita sulla riva sud del fiume Tago. L’affresco familiare porterà alla luce i segreti della fattoria, nel racconto degli eventi politici, economici e sociali che hanno interessato il Portogallo in questo ampio arco di tempo.

Il film descrive in particolare tre tempi della storia di una famiglia legata alla propria terra madre, ma si aggira attorno a un unico luogo dove il tempo sembra essersi fermato, luogo meraviglioso e solitario dove un albero, che sembra non crescere mai, è il simbolo dell’immobilità.

Questa è una storia che ha sullo sfondo le sorti politiche del paese portoghese e della sua rivoluzione, uno sfondo che cambia rispetto al mondo dell’Herdade che rimane il più possibile immodificato.

Il padre e padrone della proprietà, João Fernandes, ingrandito dalla telecamera a uomo possente, è il silenzioso e drammatico protagonista, indiscusso uomo e forza motrice della storia. Tutto gira attorno a lui, attorno alla sua forza magnetica che avvince una famiglia intera segnandone il destino infelice.

L’infelicità di questa isolata famiglia è resa ancora più acuta dall’assenza di musica, come del resto tutta la pellicola, che non offre allo spettatore altri suoni se non quelli che vengono dalla vita dei personaggi. Anche la parola è rallentata, trattenuta, molti sono i silenzi che aprono al tema che rende infelice la famiglia: il segreto che l’avvolge e che immobilizza tutti.

Il potere traumatico del segreto familiare è evidente fin dall’inizio del film ma, sviluppandosi la storia, si fa sempre più intenso. Nel segreto familiare, custodito dal padre di famiglia e consentito dalla moglie, si agglomerano, si raggomitolano le storie erotiche, sentimentali di tre generazioni: della coppia di genitori, dei giovani eredi della tenuta, ma anche dei genitori dei genitori.

Nel primo dei tre tempi del film il più vecchio dice al più piccolo: “Quando le cose finiscono finiscono”; questa è la frase profetica che il nonno rivolge al piccolo João Fernandes di fronte alla scena del padre impiccato. La morte traumatica del padre João non viene spiegata per tutto l’arco del film e rimane nell’ombra. Ma la lezione che il bambino impara, precocemente, l’eredità che ne trae, è quella che lo renderà così combattivo, forse nel tentativo di non doversi ritrovare nella ripetizione di quella scena traumatica. E del resto la parola Herdade significa anche Eredità.

Il secondo tempo del film è quello nel quale il destino della famiglia si compie, il padre ha un figlio legittimo che disdegna e uno illegittimo che ama, silenziosamente ma intensamente. La figlia femmina si innamorerà poi del figlio illegittimo, che è come il padre, ignorando il loro legame di parentela: non mancano quindi echi incestuosi.

Il terzo tempo del film è quello dello svelarsi del segreto. Solo dopo che uno degli attori della scena muore accidentalmente o quasi, si scioglie il nodo del segreto. È necessaria   la seconda morte violenta di un padre perché la storia possa finalmente muoversi in altra direzione e le madri e i figli possano parlare tra loro e immaginarsi un nuovo destino.

In questo Portogallo gli uomini e i padri sono al centro della scena, e le donne sono invece figure stoiche, solidali e silenziose. Il protagonismo maschile si fa amare comunque, perché riesce a soffrire delle sofferenze della famiglia, che cercando di far vivere, tuttavia soffoca. “A Herdade” è quindi un film sull’immobilità, sull’atemporalità delle esperienze traumatiche che si ripetono proprio all’interno delle famiglie, nonostante epoche e fasi storiche si avvicendino in modi sempre diversi, sulla forza della terra-madre che avvolge tutto un micro-mondo il quale sopravvive solo perché isolato.

 

Settembre 2019

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