Cultura e Società

“Girl” di Lukas Dhont. Commento di Anna Migliozzi

4/10/18
"Girl" di Lukas Dhont. Commento di Anna Migliozzi

Autore: Anna Migliozzi

Titolo: Girl

Dati sul film: Regia di Lukas Dhont, Belgio, Olanda, 2018, 109′

Genere: Drammatico

 

Trama

Lara ha quindici anni e sogna di danzare sulle punte. Ma il suo corpo non risponde come dovrebbe. Il suo piede non sembra volerne sapere di stare in una scarpetta. Si taglia continuamente, sanguina. Lara lacrima di dolore, ma non desiste. Il suo sogno va oltre ogni ostacolo. Sì, perché Lara è nata Victor (Victor Polster), in un corpo sbagliato, un corpo di ragazzo che non sembra assecondare questo suo sogno. Lara non si dà per vinta. Accetta con il sorriso sulle labbra tutto ciò che la aspetta. Si sottopone al percorso di cure ormonali e attende il momento nel quale potrà essere operata e finalmente svegliarsi in un corpo di donna. La famiglia, composta dal padre (Arieh Worthalter), e dal giovanissimo fratello Milo (Olivier Bodhart), la sostengono e la amano. Anzi, il padre sembra essere fin troppo preoccupato per le innumerevoli sofferenze a cui il corpo di Lara dovrà sottoporsi per riuscire a raggiungere la tanto agognata condizione. Ammira il suo coraggio e le ricorda che diventerà un simbolo per altri come lei. È Lara che lo tranquillizza, rispondendogli che lei vuole soltanto essere una ragazza. Lara nasconde il suo dolore, fisico e psichico, sopporta e va avanti. Quando è sola, Lara scruta furiosamente il suo corpo e cerca i segni della trasformazione che sembrano tardare. Come un’adolescente, non sa aspettare. È impaziente. A nulla valgono le rassicuranti parole di chi la ama. Il padre e l’équipe che l’accompagnano le ripetono continuamente che è già una donna, ma ancora una giovane donna adolescente, e dovrà attendere che il corpo faccia il suo corso, che la trasformazione si compia. Lei immersa in una fantasticheria che via via la imprigiona, nasconde il suo ingombrante sesso maschile che odia, per focalizzarsi su un nascente seno che però non la soddisfa. La sfiducia piano piano prende piedi dentro di lei.

 

Andare o non andare a vedere il film

 

È stata la sorpresa dell’ultimo Festival di Cannes e il regista, Lukas Dhont, alla sua opera prima, ha il pregio di saper raccontare, con maestria e delicatezza, l’enigmatico mondo di un adolescente che fantastica, e che violentemente desidera, cambiare sesso.

Non è inaspettata la polemica nata all’interno di una parte del mondo LGBT che ha criticato il regista circa la scelta di un attore cisgender maschio, Victor Polster e non di un adolescente transgender. Il regista ha, però, ha difeso la sua scelta e ha chiarito di essere rimasto affascinato dalla capacità del protagonista nel rappresentare la determinazione di un adolescente che desidera cambiare sesso in un ambiente che lo sostiene. La scelta dell’attore si è rivelata perfetta in quanto, seppur giovanissimo, è stato capace di dare credibilità e profondità al personaggio di Lara, a rendere un dramma che è tutto interiore e prescinde dalla bontà del mondo esterno.

 

La versione di uno psicoanalista

 

Il film ci offre l’opportunità di vivere il tormento di una persona che è forzata, dal suo stesso fantasticare, ad entrare in un corpo sessuale idealizzato e che deve per questo cancellare la necessaria oscillazione che ogni adolescente/individuo dovrebbe essere libero di poter attraversare nella ricerca della propria identità. In una società che ha costruito due generi sessuali rigidamente separati e ha poi dovuto creare sottocategorie sempre più rigide che hanno finito per definire quelli di noi che non possono esattamente conformarvisi, la fluidità dell’identità di genere e sessuale non sembra trovare posto. Butler (2004, 2006) e Preciado (Del Aguila, 2008) ci invitano ad abbandonare completamente il linguaggio della differenza e dell’identità sessuale. Il sesso e la sessualità non sono un proprietà essenziale del soggetto, ma il prodotto di diverse tecnologie sociali e discorsi su gestione della realtà, della verità e della vita.

Come sottolineava Freud (1933), la psiche è bisessuale ed è difficile stabilire cosa sia femminile e maschile. Questo significa che ci sono potenzialmente varie strade che ogni individuo può seguire e, anche se l’identità potrà temporaneamente prendere una certa forma, la sessualità umana, e le emozioni che ne conseguono, rimarrà per sempre parzialmente nascosta o perturbante, mai in grado di trovare una categoria definitiva e eternamente in grado di provocare. Il corpo sessuato è soltanto uno dei temporanei contenitori dentro cui l’adolescente può sperimentare la turbolenza. Ma non si esaurisce lì.

 

Ottobre 2018

 

Bibliografia

Butler J. (2004). Scambi di Genere. Identità, Sesso e Desiderio. Milano, Feltrinelli.

Butler J. (2006). La Disfatta del Genere. Roma, Meltemi.

Del Aguila U. (2008). Il corpo, nuovo soggetto della rivoluzione. Judith Butler e Beatriz Preciado a dibattito, Têtu, 138.

Freud S. (1933). Lecture XXXIII femininity. New introductory lectures on psycho-analysis and other works. London Standard Edition, Hogarth Press.

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