Parole chiave Psicoanalisi, Lutto, Melanconia, Pulsione
Autore: Simona Calderoni
Titolo: “Freud – L’ultima analisi” (Freud’s last session).
Dati sul film: regia di Matt Brown, U.S.A., 2023, 110’.
Genere: drammatico.
“Freud – l’ultima analisi” è un adattamento cinematografico dell’omonima pièce teatrale di Mark St. Germain (2011), tratto dal saggio The Question of God di Armand Nicholi (2003).
Il film è interamente costruito sul dialogo immaginario tra il padre della psicoanalisi Sigmund Freud (Antony Hopkins) e il teologo e scrittore Clive Staples (Lewis Matthew Goode), due personaggi molto distanti tra loro per cultura, formazione e visione del mondo. Lewis è un giovane studioso pieno di entusiasmo e determinazione, pronto a difendere le proprie convinzioni con passione.
Il cuore del film si basa sul confronto tra la visione materialistica e scientifica di Freud e la fede religiosa di Lewis. Il primo mette in discussione le certezze del suo interlocutore analizzando la fede come un’illusione, un meccanismo di difesa dell’Io e una proiezione dei desideri umani, soprattutto quella di essere protetti.
Nel suo saggio del 1927 “L’avvenire di un’illusione”, Freud afferma: “Il desiderio ardente del padre è la radice del bisogno religioso.Il motivo di tale desiderio coincide col bisogno di protezione contro le conseguenze della debolezza umana” (454).
Lewis, invece, crede nell’esistenza di un’anima immortale che sopravvive alla morte del corpo e sottolinea l’importanza della moralità e del libero arbitrio.
Questo dialogo diventa un’occasione per riflettere sul significato della vita e sul ruolo della religione di fronte all’ineluttabilità della fine.
La scena del penoso attacco di panico del teologo quando è costretto, con Freud, a ripararsi in un sotterraneo dalle bombe di un attacco aereo, è un’espressione della sua fragilità emotiva e della lotta interiore che lo costringe a confrontarsi con le proprie paure e a mettere in dubbio l’esistenza di un Dio benevolo.
Rivolgendosi al proprio interlocutore Freud afferma: “Siamo tutti atterriti, così seppellisce i suoi dubbi, i ricordi della guerra, ma nel profondo del nostro essere, siamo tutti codardi di fronte alla morte”.
Il film crea un contrasto affascinante tra la luce della mente di Freud, ancora brillante, e l’ombra della malattia e della morte che incombono su di lui. Tale contrapposizione sottolinea la forza della mente umana, capace di affrontare anche le situazioni più difficili.
Freud, interpretato da un magistrale Antony Hopkins, si trova in un momento cruciale della sua vita, consapevole della sua mortalità e dell’imminente fine della sua carriera; tutto ciò lo spinge a lasciare un’impronta indelebile e a trasmettere il frutto delle sue ricerche alle future generazioni. Tale consapevolezza della finitezza dell’esistenza crea un’atmosfera di profonda riflessione sui temi esistenziali.
L’ombra della Seconda Guerra Mondiale, che incombe sull’Europa, aggiunge un ulteriore livello di complessità a questa atmosfera. La minaccia della guerra, la paura del futuro e la persecuzione degli ebrei creano un senso di urgenza e di precarietà.
La malattia di Freud e la consapevolezza della propria mortalità sono presenti in ogni scena del film. La morte non è un evento futuro, ma una realtà concreta, non è solo un evento biologico, ma un’esperienza che coinvolge l’intera persona, a livello fisico, psicologico e spirituale.
Come sappiamoFreud (1920) postulò l’esistenza di una pulsione di morte presente in ogni essere umano — che spinge verso il ritorno allo stato inorganico — contrapposta alla pulsione di vita.
La paura della morte è una delle angosce fondamentali dell’essere umano e, infatti, Freud ha dedicato importanti studi al lutto e alla melanconia (1915), sottolineando l’importanza del processo di elaborazione del lutto per superare la perdita di una persona amata o di un altro elemento, anche di natura astratta. Se nel lutto è il mondo ad essere impoverito e svuotato, nella melanconia, a subire il medesimo destino, è l’Io che si aspetta di essere respinto e punito in quanto indegno e moralmente spregevole. In questo caso la libido liberata, anziché essere reinvestita in altri oggetti, viene riportata sull’Io mediante un’identificazione di quest’ultimo con l’oggetto perduto: “L’ombra dell’oggetto ricade sull’Io”.
Il regista dipinge un quadro complesso e sfaccettato del rapporto tra Freud e la figlia Anna (Liv Lisa Fries) che lo assistette in modo devoto negli ultimi anni della sua vita, quando egli era afflitto da forti dolori causati dal cancro alla mandibola. Pur essendo una figura di grande rilievo nel campo della psicoanalisi infantile, Anna viene spesso presentata come un’ombra rispetto al padre, un’estensione del suo lavoro. Questa giovane donna sembra dipendere emotivamente da Freud, trovando nell’approvazione e nel sostegno di quest’ultimo, una fonte di sicurezza e legittimazione. Il loro rapporto è segnato da segreti non detti, come l’omosessualità di Anna che intratteneva, da anni, una relazione con Dorothy Burlingham (Jodi Balfour), collega americana con la quale fondò l’Hampstead War Nurseries, un rifugio per bambini orfani di guerra.
I dialoghi tra Freud e la figlia sono spesso allusivi e ricchi di significati nascosti: una scena emblematica è quella in cui Anna si offre di prendere il posto del padre, ormai anziano e malato, durante una perquisizione nazista, sottolineando la propria disponibilità a sacrificarsi per lui.
La promessa del titolo viene, a mio parere, comunque disattesa in quanto la pellicola di Matt Brown non racconta nulla circa la tecnica della psicoanalisi la quale, al contrario, viene trasformata in un dibattito serrato sulla fede e sulle grandi domande esistenziali.
Il film non è riuscito a soddisfare le mie aspettative, forse troppo elevate, in quanto avrei desiderato vedere una rappresentazione accurata del pensiero freudiano con qualche riferimento anche alle dinamiche transfero-controtransferali.
Bibliografia:
Freud S. (1915). Lutto e melanconia. O.S.F.,8.
Freud S. (1920). Al di là del principio di piacere. OSF., 9
Freud S. (1927). L’avvenire di un’illusione. O.S.F.,10.
Nicholi A. (2003). The question of God: C.S. Lewis and Sigmund Freud Debate God, love, Sex and the meaning of Life. Free Press.
St. Germain M. (2011). Freud’s last session. Dramatist’s play service.