Parole chiave: Pulsione di morte, Pensieri selvaggi, cooperazione, gruppo
Autore: Ludovica Blandino
Titolo del film: “Flow – Un mondo da salvare” (“Straume”)
Dati sul film: regia di Gints Zilbalodis, Lettonia/Francia/Belgio, 2024, 84 minuti
Genere: animazione, avventura
Ideato e diretto da Gints Zilbalodis, “Flow”, rivelazione al festival di Cannes 2024, ha vinto, come miglior film di animazione, un Golden Globe, uno European Film Award e un New York Film Critics Circle Award. Realizzato con un software 3D open source, la cui grafica risulta simile a quella dei videogiochi, è un’opera particolarmente ispirata ed efficace. Il film riesce a parlare ad adulti e bambini, coniugando la possibilità di attivare riflessioni su questioni profonde, da un lato, ed emozionare attraverso un livello giocoso e istintivo, dall’altro.
Il protagonista è un gatto che cerca di sopravvivere in un mondo sommerso dall’acqua. Salvatosi da un’inaspettata onda anomala che travolge tutto ciò che incontra, il gatto scopre (con sgomento dello spettatore) che l’acqua, silenziosamente ma inesorabilmente, continua a salire. Il felino riesce a saltare su una barca alla deriva, un’arca improvvisata, su cui inizia il suo viaggio alla ricerca della salvezza e alla scoperta di sé. La convivenza con i suoi compagni di avventura – un capibara, un lemure, un labrador e un uccello serpentario – non sarà semplice, considerati anche i pericoli che questa traversata rivelerà via via e i diversi temperamenti dei naufraghi. Infatti gli animali, che non sono umanizzati, mantengono le caratteristiche istintive e selvatiche proprie della loro specie.
L’idea di un mondo dove l’umanità è scomparsa e la natura ha preso il sopravvento richiama il concetto freudiano di pulsione di morte (Freud, 1920). L’acqua, elemento essenziale nei film di Zilbalodis, come nei suoi precedenti “Aqua” (2012, cortometraggio) e “Away” (2019, lungometraggio), richiama qui la Todestrieb sia nel sia nel suo aspetto attivo, distruttivo – la violenta onda iniziale che tutto travolge – sia nel suo aspetto più silente e muto – la marea che, lentamente, ogni cosa sommerge. Nella scoperta della dimensione nirvanica dell’acqua, il gattino apprenderà anche a nuotare, esplorando l’ovattato e fluttuante ambiente sottomarino che lo avvolge come un grembo materno, pericoloso e rigenerativo al tempo stesso.
Lo schivo protagonista, così affezionato al proprio individualismo, dovrà imparare ad avvicinarsi a questi compagni di viaggio, sentiti inizialmente come nemici potenziali, organizzandosi con loro attorno a un obiettivo comune – sopravvivere – e instaurando legami emotivi autentici. Del resto, sostiene Freud in “Perché la guerra?”: “Tutto ciò che fa sorgere legami emotivi tra gli uomini deve agire contro la guerra” (Freud, 1932,p. 300) e dunque, in ultima analisi, controbilancia la pulsione di morte, insita nell’animo umano.
Essendo la pulsione di morte impastata con la pulsione di vita, “Flow” ci mostra come, anche in uno scenario post-apocalittico, si possano dischiudere speranza e poesia.
Infine, gli animali si prestano a essere interpretati anche quali proiezioni di aspetti e sentimenti umani: come nel film “La vita di Pi” (Ang Lee, 2012) o in libri per ragazzi quali “Una tigre all’ora del tè”(Kerr, 1968) e “Nel paese dei mostri selvaggi” (Sendak, 1963), sembrano esprimere l’autonomia e la vitalità delle nostre parti sconosciute e scisse: selvagge e aggressive, ma anche sorprendenti e creative. È solo grazie a un assetto mentale svuotato (come il mondo rappresentato in “Flow”) e, dunque, ricettivo e silenzioso (nel film non ci sono dialoghi, ma solo suoni ambientali e musiche) che possiamo porci in ascolto dei nostri “pensieri selvaggi” (Bion, 1983; 1997): pensieri mai pensati prima che richiedono di trovare alloggio nella nostra mente.
Bibliografia
Bion W. (1983). Seminari italiani. Roma Borla, 2011.
Bion W. (1997). Addomesticare i pensieri selvatici. Tre inediti a cura di Francesca Bion. Milano, Franco Angeli, 1998.
Freud S. (1920). Al di là del principio di piacere. OSF 9. Torino, Boringhieri,
Freud S. (1932). Perché la guerra? (Carteggio con Einstein). OSF, 11. Torino, Boringhieri.
Kerr J. (1968). Una tigre all’ora del tè. Milano, Mondatori, 2016.
Sendak M. (1963), Nel paese dei mostri selvaggi. Milano, Babalibri, 1999.