Autore: Mirella Montemurro
Titolo: “The Father – Nulla è come sembra”
Dati sul film: regia di Florian Zeller, 2020, 97′
Genere: Drammatico
“The father – Nulla è come sembra” è l’opera prima di Florian Zeller, scrittore e drammaturgo francese che ha riadattato per il cinema la sua pièce teatrale, Le Père, oramai di successo internazionale. Un film intenso che affronta il delicato tema della demenza senile e che ha ottenuto due premi Oscar, come migliore sceneggiatura non originale a Zeller e come miglior attore protagonista a Hopkins.
Da subito colpiscono alcune scelte che avvicinano l’attore al personaggio: hanno lo stesso nome e la stessa età, persino la stessa data di nascita: “venerdì 31 dicembre 1937”, risponde fiero il protagonista alla neurologa che lo sta visitando. Sono corrispondenze che ci lasciano fantasticare su cosa si possa essere innescato internamente nell’attore. In una intervista apparsa sul “Il Sole 24 Ore”(https://amp24.ilsole24ore.com/pagina/ADs4Kqx) Hopkins ha raccontato la sua dolorosa infanzia: nel periodo scolastico era considerato “un bambino indietro”, affetto da dislessia; ha descritto la sua grande energia per riscattarsi che lo ha condotto sulla strada del successo, diventando non solo uno degli attori più importanti di Hollywood, ma anche un talentuoso compositore musicale e un pittore. Lungi dal trarre conclusioni da questi pochi elementi a disposizione, tuttavia una domanda è lecita: quanto massiccia sarà stata la proiezione di parti inaccettate e spaventose dell’Anthony persona sull’Anthony personaggio?
Il film affronta il doloroso tema del declino di un uomo affetto da demenza senile ponendo una telecamera “dentro” la mente del protagonista. La sensazione è quella di una straniante dimensione in cui Zeller, il regista, ci chiede di entrare. Durante la visione lo spazio e il tempo si sfaldano, la realtà si sgretola. Ampio spazio hanno situazioni e informazioni scombinate, in una realtà che si compone e si ri-compone di fronte agli occhi smarriti di Anthony: la figlia Anne e altri personaggi che Anthony fatica a riconoscere, oggetti smarriti e frammenti di eventi che in una intermittente progressione narrativa, sconvolgente e penetrante, ritornano in modo ritmico. Oggetti ed eventi carichi di significati: l’orologio che Anthony perde di continuo come emblema della perdita di controllo sullo scorrere inesorabile del tempo; un dipinto, la prospettiva del trasferimento a Parigi di Anne e il cambio di residenza di Anthony che aprono a un altro doloroso tema, quello della separazione. Perché “The Father” non è solo la storia del declino di un uomo, ma è anche la storia della separazione di un padre da una figlia e di una figlia da un padre. Un rapporto complicato con un padre che tende alla svalutazione e alla fuga onnipotente per allontanare l’angoscia collegata alla umana finitudine. Anne é una figlia sofferente, prova sentimenti dolorosi collegati alla consapevolezza del declino paterno e alla conseguente prossima separazione definitiva. Anthony nasconde, dietro la fierezza dei suoi rifiuti, la paura del vuoto, della solitudine affettiva e della morte. Paura che si palesa in tutto il suo orrore nella struggente scena finale, carica di emozione; scena che rimanda alla relazione tra un bambino e una madre capace di rêverie (Bion, 1962a, 1962b). Una immagine ancestrale che ci fa riflettere su quanto, la paura per l’approssimarsi della fine, ci riporti a ricercare la relazione da cui tutto ha avuto inizio.
Bibliografia
Bion W.R. (1962a). Una teoria del pensiero. In: Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico. Roma, Armando, 1970.
Bion W.R, (1962b). Apprendere dall’esperienza. Roma, Armando, 1972.