Dati sul film: Regia di Andy Wachowski, Lana Wachowski, Tom Tykwer, USA-G-Singapore-Hong Kong, 172 min
Trailer:
Giudizio: 4/5 ****
Genere: Drammatico/Fantascienza
Trama: Tratto dal romanzo omonimo di David Mitchell, il film racconta sei storie ambientate in tempi rispettivamente diversi, e intrecciate tra loro in modo da veicolare il messaggio che le azioni e le decisioni che prendiamo nel corso della nostra vita hanno un impatto fondamentale sulla costruzione del nostro futuro. Un unico filo lega storie differenti, dando l’idea di una spinta spirituale che muove l’intera umanità verso future rivoluzioni.
Perché andare a vedere il film: l’elemento estetico forse più importante di questa pellicola, non sta tanto nei contenuti quanto nella costruzione drammaturgica. La sceneggiatura è infatti perfettamente organizzata e musicalmente orchestrata, perché riesce ad amalgamare armoniosamente una mole narrativa considerevole che dura ben 172 minuti. Le sei storie raccontate si dispiegano secondo filoni narrativi eccentrici, eclettici che accostano in modo niente affatto lineare genere fantascientifico, spy-story, genere storico, genere comico. Nonostante tale apparente frammentazione, l’intera architettura narrativa si mantiene saldamente in piedi e con un effetto ascensionale da cattedrale gotica. Forse un po’ verboso, prolisso ed eccessivamente hollywoodiano in alcune sequenze, merita comunque una visione.
La versione dello psicoanalista: il film propone la suggestione di un inconscio esteso, transgenerazionale, che si travasa negli individui e nei gruppi nel corso nel tempo, e i cui “fantasmi originari” possono permanere nel corso della Storia con tutta la loro potenza coattiva e traumatica, che diventa sopraffazione se tali fantasmi non trovano un contenitore rappresentativo, narrativo, trasformativo. Il personaggio di Zachry nel film assolve tale funzione di narratore e di “mistico” del gruppo (Bion, 1962), raccogliendo nel suo racconto ai nipotini seduti sulla spiaggia ad ascoltarlo, ciò che lega e conferisce continuità alla comunità di cui fanno parte. Il film è cioè una fiaba complessa, una figurazione immaginaria molto suggestiva sul destino delle motivazioni inconsce che muovono l’umanità di cui facciamo parte.