Dati sul film: Regia di Sofia Coppola, USA, Francia, Germania, Giappone, 2013, 87 min.
Trailer:
Genere: biografico/commedia
Trama: Non aiutato da critiche molto tiepide e da un infelice titolo per i non americani, esce un po’ in sordina Bling ring (letteralmente ‘anello prezioso’), ultimo film di Sofia Coppola, presentato allo scorso festival di Cannes. Perciò lo segnalo. Rischia di passare inosservato un piccolo film non certo indimenticabile, ma con un suo interesse. La vicenda è squisitamente californiana, e realmente avvenuta alcuni anni fa. Un gruppetto di adolescenti di Los Angeles, tre liceali annoiate e infatuate delle celebrità, convincendo un compagno di scuola inizialmente titubante, diventano quella che i media definiranno ‘The bling ring’,una piccola banda che s’intrufola facilmente nelle ville dei divi sparse per Berverly Hills, per rubarne oggetti, vestiti, denaro, vari simboli di status system in un accumulo sempre più affamato e del tutto incosciente delle conseguenze. Paris Hilton, che recita un breve flash di se stessa (“per ammirazione della Coppola”, a suo dire) pare sia stata una delle maggiormente prese di mira. Facilmente scoperti dalla polizia, saranno tutti condannati a multe salate (che genitori assolutamente collusivi pagano) e a brevi periodi di reclusione che diventano però anche quelli, grazie alla notorietà televisiva che forniscono, occasione d’oro per “apparire”. Solo il ragazzo, che confusamente aveva sperato di trovare nel gruppo “una vera amica”, nell’ultimo sguardo lascia trapelare il velo di un rimorso e un’inizio di consapevolezza…
Andare o no a vedere il film?: E’ uno spaccato di mondo contemporaneo, che sarebbe potuto essere meglio sviluppato ma che la Coppola, con la consueta grazia con cui tratta l’adolescenza (la ricordiamo per ‘Il giardino delle vergini suicide’ e l’incantevole, a mio avviso, ‘Somewhere’), fotografa, descrive senza giudizio: è la realtà, è ciò che accade. Andare a vederlo cercando di sottrarsi alla piattezza (forse controtransferale!) che sulle prime evoca nello spettatore: un filmetto tra i tanti sui teen agers benestanti e annoiati dell’America ricca, vuoti d’ideali e passioni proprie, sciatti frequentatori di scuole che non riescono a riempire un immaginario disperatamente alla ricerca di celebrities, di volti televisivi con cui identificarsi. Ingenui e perversi al contempo, la banda dei ‘Bling ring’ che scorazza impavida per Rodeo Drive, onnipotentemente convinta di avere il mondo in mano, cosa cerca di rubare, in realtà?
La versione dello psicoanalista: …da questa domanda l’analista può rintracciare le sue molteplici letture, che ben fa la Coppola a non suggerire né anticipare in alcun modo. Rubano pezzi dell’identità desiderata dell’altro attraverso l’oggetto-feticcio che lo incarna, una scarpa firmata, una borsa alla moda, denaro, celebrità ottenuta senza merito? Rubano non a caso, ma entrando nelle case vuote di cui momentaneamente si appropriano, che per una sera di magia vivono come ‘la loro casa’, diventando loro stessi la Paris Hilton ideale dell’Io, vivendo così un sé vicario, un’identità che è compito specifico dell’adolescenza ricercare? E perché è la moda, soprattutto, l’abito dell’ultima sfilata l’oggetto bramosamente ricercato? Mondo che la psicoanalisi ha forse preso un po’ sottogamba, quello della moda, l’ha profondamente studiato invece il filosofo Baudrillard, che nella “fluttuazione dei segni” della contemporaneità, vede la fascinazione con cui la moda incanta perché “è una forma universale, universalizzabile … passione collettiva in cui trovare salvezza. (…) Essa pronuncia decreti senz’altra giustificazione che se stessa. Godimento dell’arbitrario come di una casta di elezione, e solidarietà di casta …spontaneamente contagiosa…”. O ancora: è il gruppo dei pari, la banda, il vero protagonista, con le sue regole (la leader, i seguaci) e la sua funzione che qui – ed è forse l’aspetto amaro in un’apparente commedia – è solo minimamente emancipatoria, e per uno solo dei protagonisti? Potremmo continuare; e costatare, in ultimo, che l’aspetto di realtà, il ‘limite’ fornito dall’arresto, non sembra modificare in tre dei quattro l’assetto interno: con davanti un microfono, il “furto” ricomincia…
Ottobre 2013