Cultura e Società

Bella addormentata

2/10/12

Dati sul film: Marco Bellocchio, Italia, 2012, 110 min.

{youtube}xl35KH7SVjY{/youtube}

Giudizio: 4/5 ****

Genere: drammatico

Recensione: Siamo nel 2009, nella settimana decisiva per la “vita e la morte” di Eluana Englaro. Mentre sullo sfondo scorrono le immagini dei telegiornali, le dichiarazioni (imbarazzanti a dir poco) dei politici e i dibattiti parlamentari, il regista ci mostra tre storie parallele ispirate dalla tragica vicenda. Delle tre storie solo una avra’ un “lieto fine”. Le altre ci lasciano con il fiato sospeso e con molte domande inevase.

Perché andare o meno a vedere il film: Venti minuti di applausi a scena aperta alla fine della proiezione alla recente Mostra del Cinema di Venezia. Nessun premio dalla Giuria. Appassionati ed esasperati dibattiti durante lo svolgersi della nota vicenda, e anche ora sui giornali. Pochi spettatori in sala nelle proiezioni. Teoricamente un tema intrigante per psicoanalisti e affini. Nessun intervento sulla nostra mailing list o sul sito. Film scomodo, difficile, ricco (fin troppo) di temi e di spunti su cui riflettere. In ogni caso da vedere. A cavallo tra docu-film e fantasy, poesia e riflessione. Senza posizioni definite.

La versione dello psicoanalista: Sappiamo molto bene che dentro di noi si muovono opinioni e sentimenti differenti, spesso in contraddizione le une con gli altri. Il pregio e la complessa presentazione del film consistono proprio nell’evitare scorciatoie e semplificazioni. La verità non sta da una sola parte, ognuno ha le sue buone ragioni, nessuno può decidere con leggerezza. La rappresentazione di ambivalenza e conflittualità ha una specifica valenza autoanalitica. Ma il punto centrale, a nostro avviso, consiste nella scelta narrativa delle tre storie. Senza sbocchi quella più simile alla vicenda Englaro; con qualche speranza di trasformazione quella del Senatore e della figlia, che mostra l’attrazione e il fascino degli opposti; esemplificativa della necessità prioritaria quella della tossicomane. Lei è una sorta di “morta vivente”. È lei la vera Eluana del film? Gira per ospedali e Chiese, forse per rubare, forse per cercare una cura, forse per provare a morire (o a essere salvata?). A nostro avviso Bellocchio ha cercato di dirci che, oltre che pensare a chi “vive pur essendo già morto”, forse dovremmo in primo luogo pensare a chi si sente “morto pur vivendo ancora”. Che sia questo il compito prioritario che ci attende nella vita, affrontando la malattia tra acuzie e cronicità. L’ambito al quale dedicare le maggiori energie.

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"The Substance" di C. Fargeat. Recensione di A. Buonanno

Leggi tutto

"Berlinguer. La grande ambizione" di A. Segre. Recensione di R. Valdrè

Leggi tutto