L’autore
GIUSEPPE BALLAURI, psichiatra e psicoanalista, si è occupato di psicoterapia delle psicosi sia a livello istituzionale, nella Clinica Psichiatrica dell’Università di Genova, sia privatamente. Ha svolto e svolge attività formativa per psichiatri, psicologi e psicoterapeuti con l’ausilio della fiction cinematografica. È autore di vari articoli su cinema e psicoanalisi e ha collaborato al volume Schermi Violenti. Catarsi o contagio (Borla, 1998).
Il libro
Il cinema è fatto, per così dire, della stessa "stoffa" di cui sono intessuti i sogni: il suo metodo espressivo, la sua tecnica consistente nella drammatizzazione, nell’espressione dei sentimenti tramite azioni, nell’utilizzo delle immagini e di aspetti polisensoriali (luci, colori, musiche) in grado di elicitare emozioni, nella capacità di rimescolare e di connettere eventi avvenuti, o meglio girati, in tempi diversi, e riaccostati a posteriori in sequenze temporali (il montaggio), lo portano ad essere, analogamente al sogno, una via privilegiata per la rappresentazione dei movimenti inconsci, al di là dell’aspetto narrativo e del "plot" consapevole. Tutto questo anche se, a differenza del sogno, il film non ci appartiene. Ogni analista, di fronte al tentativo del paziente di disappropriarsi del sogno e di separare le proprie responsabilità, è disposto a dire: guardi che lei è lo sceneggiatore e il regista del suo sogno. Ora, del film, lo sceneggiatore e il regista è un altro, ben più bravo di noi. Ma è proprio su questo che l’autore attira la nostra attenzione: la magia, come egli la definisce, del cinema consiste nel produrre una partecipazione affettiva, una condivisione di sentimenti, un’identificazione che ci introduce all’interno del film così come, all’interno dei sogni, ci siamo noi. Il rapporto col film è proprio ciò che si dice empatico: e non è proprio questa l’empatia, nella filosofia estetica, e cioè il sentimento di chi sta fruendo dell’opera d’arte? Il cinema può creare un ponte tra processo primario, sintassi inconscia, immagini profonde ed elaborazione secondaria.
Quello qui proposto è, in primo luogo, un percorso di formazione. Da molti anni, oramai, l’autore tiene un corso universitario volto a formare, attraverso il cinema, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti. Da un lato, si tratta quindi di un volume autobiografico, legato all’esperienza formativa dell’autore, dall’altro, vuole fornire un esempio di metodologia didattica agevolmente esportabile, visto che i film sono alla portata di tutti. Un libro rivolto a chi, nel campo della psicoterapia psicoanalitica, vuole imparare, ma anche a chi vuole insegnare.