70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
Venezia, 2013
Rossella Valdrè
“Venezia getta tutti nel disorientamento…”
(Freud, lettera a Martha 1895)
Ha 49 anni Freud quando giunge a Venezia per la prima volta, appena scritti gli Studi sull’isteria; vi andrà per l’ultima volta diciotto anni dopo, nel 1913 con Anna. Non era ancora l’universo cinematografico ad attirarlo, ma in fondo qualcosa di non molto diverso, che scopriremmo in seguito così affine, così finemente intrecciato proprio al linguaggio che il cinema sa parlare: l’inconscio….Un a breve premessa, appena arrivata, nell’attesa del primo film che prevede il mio programma, “Gerontophilia” di Bruce La Bruce (Canada-Francia), di cui leggerete il commento appena possibile. E’ la prima volta della Mostra del Cinema di Venezia, per me, e trovo sia un piacevole onore esservi per la SPI oltreché che per me stessa…quale l’atmosfera, quale il clima?
Parafrasando il delizioso pezzo che negli anni ’70 la Fallaci scrisse sull’amico Pasolini quando la raggiunse per la prima volta a New York –Un marxista a New York – potremmo dire: che ci fa uno psicoanalista a Venezia? Folla, rumore, percorsi un pò complicati, eleganza e glamour degli attesi divi, operatori cinematografici e varia umanità che si aggira più o meno abituata, più o meno sicura e incuriosita tra le varie sale, i caffè o i percorsi pedonali, una graziosa cornice creata ad hoc per l’occasione: ammirare, godere, gustare l’arte del cinema.
Come il marxista problematico e aperto alle bellezze dei nuovi grattacieli, lo psicoanalista a un festival del cinema, almeno così a me pare, vi si approccia con lo stesso sguardo avido e curioso, critico ma non giudicante, interessato ma non eccessivamente saturo, sgombro di significati il più possibile e di significanti occludenti, con l’augurio che nella lettera sopra citata Freud confidava a Martha
“…che anch’io potessi trovare al Lido di Venezia un cranio di pecora che mi illuminasse, come accadeva a Goethe”.