Autore: Elisabetta Marchiori
Titolo: “Hunters” (Prima Stagione)
Dati sulla serie: creata da David Weil, USA, 2020, Amazon Prime
Genere: drammatico, thriller, azione, fantasy
Sta facendo discutere “Hunters” una serie con un cast stellare che punta in alto, anche se non si capisce bene verso dove. Siamo nella New York degli anni Settanta e i filoni narrativi intrecciati sono almeno quattro: una “squadra” di ebrei, capeggiati da Mayer Offerman (un ambiguo Al Pacino), che danno la caccia ai nazisti nascosti sotto copertura negli Stati Uniti, una poliziotta che indaga sugli omicidi da loro perpetrati, un gruppo di nazisti che vogliono fondare il Quarto Reich, le storie personali dei vari protagonisti, alcune collegate con l’Olocausto. Creata da David Weil – alla sua prima serie – e prodotta da Jordan Peele – sceneggiatore e regista di ”Get out” e “Us” – mescola con forse troppa disinvoltura registri narrativi diversi, passando dalla commedia all’azione, dal dramma al trash, dal comico al fantastico. Caratterizzata da un citazionismo spinto, a tratti coinvolge e diverte, a tratti annoia e irrita, senza riuscire a trovare, potremmo dire, il suo “vero Sè”. La leggerezza e l’ambiguità con cui si cimenta nelle scene dedicate all’Olocausto risultano talvolta stonate e disturbanti. Ciliegina sulla torta è la minaccia di un “agente patogeno” con cui i cattivi (che poi non si capisce chi siano davvero) si apprestano a infettare e uccidere quante più persone possibile.
Tuttavia è una serie che, immergendo lo spettatore nel caos e nella approssimazione, lo costringe a cercare un senso, a trovare, tra le tante storie, quella in cui più si ritrova e a ricostruire, con i tanti personaggi che si possono vedere come schegge impazzite di tanti Io, Es e Super -Io, costruirsene uno in cui identificarsi. Faticoso, ma interessante.