Cultura e Società

Neve, cane, piede. Claudio Morandini (2015)

21/06/17
Neve, cane, piede. Claudio Morandini (2015)

Claudio Morandini  (2015)

Neve, cane, piede

Exorma Edizioni

Questo libro è stato  un incontro casuale in libreria, uno di quei casi singolari che descrive  Mark Forsyth :  “quegli strani momenti in cui, in fondo alla libreria, scopri e tiri fuori un piccolo strano tomo con una insolita copertina e per qualche motivo dici a te stesso che quella è la prossima cosa che leggerai”.

Ho pensato che se uno dei protagonisti era un cane parlante, quel libro faceva al caso mio.

Così ho scoperto che “Neve, cane, piede” è un piccolo libro feroce e bellissimo, sulla follia, sull’amore, sulle relazioni, sulla fuga dalla vita e sulla morte psichica.

Neve: molta neve è quella che occorre al protagonista per scomparirci sotto. E’ un rifugio e una prigione, dunque rassicurante e terribile. Protegge e affama, custodisce il silenzio e fa allucinare voci e rumori. Copre come una coltre, ma fa così freddo che “ disegna attorno agli occhi dei cerchi di dolore.”

Cane: compare all’improvviso e non se ne va più. Racchiude in sé l’umanità, (proprio lui, il cane) la tenerezza, la fragilità, l’onere e la delizia del legame. Pagherà per questo.

Piede: la morte e il mistero, la colpa che confonde, il dubbio e la fine che risucchia come un vortice.

L’uomo ha cancellato ricordi, sentimenti, sogni, dolori e gioie, ha lasciato che il tempo e la solitudine lo rendessero irriconoscibile anche a se stesso. Se non fosse che un cane…

Non è un libro di cui si possa raccontare la trama, ma le tante suggestioni, che risuonano con quello che viviamo nella stanza d’analisi e fuori, e ritorna dal passato.

Non è una storia che valga la pena decifrare, perché, estremamente condensata, dice già tutto: i traumi che attraversano le generazioni e intossicano, fanno impazzire, come “un ronzio di cavi elettrici” che  rimangono dentro la testa e uno se li porta dietro dall’infanzia fino alla vecchiaia.

E’ una storia che parla di persone difficili da raggiungere, che a chiamarle gridando forte, si nascondono irrimediabilmente, fino a reinfettarsi in un grembo roccioso e buio, vecchio come il mondo, con la morte come unica, discreta, svagata compagna.

Le relazioni sono al contempo indispensabili e disperanti ed è imperdonabile chi si fa carico di farle rivivere e di risvegliare una piccola speranza di calore, esponendo al rischio di delusione e di abbandono. Quando, qualcuno va via, anche se per poco, anche se è solo un cane, qualcosa muore dentro, intorno diventa un deserto e si diventa piccoli come formiche, come vermi.

A volte , pur di essere tenuti in mente, ci si può accontentare di suscitare, per pochi istanti, “solo una confusa mistura di rimorso e rimpianto”, in chi deve essere spietato per difendersi e non può sopportare né uno sguardo, né un “guaito d’amore”.

Bibliografia

Forsyth M. (2014) L’ignoto ignoto. Le librerie e il piacere di non trovare quello che cercavi. Laterza, 2017

Morandini C. Neve, cane, piede. Exorma, 2015.

Luisa Masina

Giugno 2016

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

Senso di solitudine

Leggi tutto

Ritiro Psichico

Leggi tutto