Autore: Flavia Salierno
Titolo: “E’ stata la mano di Dio” (dal 78° Festival del Cinema di Venezia).
Dati sul film: regia di Paolo Sorrentino, Italia, 2021, 130’, Netflix, Sezione “In Concorso”.
Genere: drammatico
L’immagine di Sorrentino che applaude commosso a Cannes l’ultimo film di Bellocchio inevitabilmente torna nella mente. Entrambi, nello stesso anno, con delle pellicole a nudo e a crudo, attraverso le quali raccontano di sé con le proprie biografie, intorno ai propri dolori, alle famiglie, alle proprie rivincite. Entrambi raccontano il potere curativo, salvifico del cinema nelle loro vite. Storie e generazioni differenti che sentono l’esigenza di venire a galla per poter essere raccontate. Sorrentino lo fa usando un linguaggio differente dal suo solito. L’uso di immagini semplici, a volte asciutte, è il modo che ha per “far a meno di tutto per far parlare i sentimenti”, dice il regista stesso in conferenza stampa. E il film è un vero viaggio nei ricordi e nel mondo interno del protagonista adolescente. Che, come ogni ragazzo in crescita, scruta da lontano, ma da vicino emotivamente, il mondo bizzarro degli adulti. Bizzarro, appunto, lo sottolinea, ma lo dice sorridendo, puntando l’obiettivo verso quel mondo strano, fatto di strane persone, che lo ha arricchito al punto da andare a far parte del successo che poi il protagonista ha raggiunto.
Ognuno ha il suo Dio. O i propri dei. E demoni anche. Sorrentino ci mostra i suoi con sincerità. Tra i suoi dei, Maradona. Il giocatore stesso che per istinto fece un goal con quella mano divina. Giocatore-Dio, non solo perché tale viene considerato da moltissimi tifosi napoletani, ma perché la sua presenza allo stadio ha consentito a Sorrentino di salvarsi dall’incidente con cui ha perso i genitori tanto amati. Infatti il film parla anche d’amore. L’amore per la famiglia, per il Cinema, per la città. Napoli abbraccia l’intero film e fa da cornice e da protagonista.
Si potrebbe inizialmente pensare ad un film solamente tragico, drammatico, invece il regista napoletano racconta anche l’importanza del guardare sempre al futuro. La trasformazione creativa prevale sulla colpa. Di non essere stato presente nel momento dell’incidente. Parla anche dell’importanza degli incontri. Quello con Fellini, per esempio, anche se non diretto. Sbirciando attraverso i provini fatti dal grande regista romano a Napoli. O l’incontro col regista Antonio Capuano, da cui si è particolarmente sentito guidato e di cui, sempre in conferenza stampa, ricorda alcune frasi. “Il dolore non è la patente per fare un lavoro creativo, da solo non è sufficiente”. “Il conflitto, non la pacificazione, spingono la possibilità di creare”. “Solo se hai delle cose da dire, puoi lavorare col cinema”. E Sorrentino, oramai lo sappiamo benissimo, di cose da dire ne ha sempre avute moltissime. E’ stata la Mano di Dio è un film che fa sorridere, che coinvolge ed emoziona. E insegna che, se anche un goal viene annullato perché fuori dalle regole, magari è proprio quello destinato a rimanere nella storia. E che è proprio forse il fatto di rompere gli schemi prefissati, che determina se una vita è veramente degna di essere vissuta.
Settembre 2021