Cultura e Società

Dunkirk di C. Nolan. Commento di A. Moroni

6/09/17
Dunkirk di C. Nolan. Commento di A. Moroni

Autore: Angelo Moroni

Titolo: Dunkirk

Dati sul film: Regia di Christopher Nolan, UK, Olanda, USA 2017, 106’

 

Genere: Drammatico

Trama

Nel 1940, dopo l’invasione della Francia da parte della Germania nazista, migliaia di soldati inglesi si sono ritirati sulle spiagge di Dunkerque e attendono di essere evacuati. La Royal Navy ordina ai civili proprietari di imbarcazioni di partecipare al salvataggio. Mister Dawson parte subito insieme al figlio Peter e ad un suo giovane amico. Nei cieli, i piloti Farrier e Collins danno il loro supporto alle operazioni navali, lottando contro la Luftwaffe. Nel frattempo, sulla spiaggia, il giovane soldato Tommy si finge infermiere per riuscire a salire su una nave e salpare alla volta della Gran Bretagna.

Il film è strutturato sull’intreccio di tre linee narrative temporali sviluppate dal regista in simultanea: la prima, sulla terraferma, copre l’arco di tempo di una settimana; la seconda, in mare, si svolge in un giorno; la terza, nei cieli, ha la durata di un’ora.

Andare o non andare a vedere il film.

Nolan continua la sua esplorazione sul tema del Tempo e della sua non linearità, percettiva ed emotiva, allontanatosi dai suoi generi preferiti, cioè quello fantastico (“Il Cavaliere Oscuro”, 2008, “Inception”, 2010) e quello fantascientifico (“Interstellar”, 2014), declinandolo sul piano della ricostruzione storica di un evento bellico di grande importanza per la storia del popolo britannico e dell’umanitá intera. Questa operazione lo porta a costruire un film che é pura immersione sensoriale ed emotiva, capace di farci vivere con grande coinvolgimento le vicende traumatiche dei giovani soldati inglesi in attesa del loro difficile salvataggio. La colonna sonora di Hans Zimmer contribuisce ad ottenere questo risultato: martellante, metallica, invadente, a tratti disturbante e generatrice di angoscia. Tutta la sonoritá è rivolta ad accentuare lo stato di attesa catastrofica che i soldati si trovano a vivere, il senso di urgenza, di implacabile irreversibilità del tempo che passa mentre ci si trova inermi, intrappolati, sotto i bombardamenti. Piani lunghi e plongée sulle vaste spiagge di Dunkerque evocano drammaticamente il senso di solitudine e di lotta per la sopravvivenza che qualsiasi guerra costringe a sperimentare.

La versione di uno psicoanalista.

Penso che questo film avrebbe potuto attirare l’attenzione di Bion. Vedendolo si ha come  l’impressione di rileggere alcune tra le pagine più drammatiche dei suoi diari di guerra (vedi W.R. Bion, “War Memories: 1917-1919”), nei quali il linguaggio ha poco spazio (anche nel film i dialoghi sono scarni e ridotti all’essenziale), mentre percezione e sensorialitá traumatizzanti (puri elementi beta, nella successiva teorizzazione di Bion) dominano la scena, cercando vanamente una loro trasformazione simbolica. Il dramma della guerra, a partire da una sua rievocazione storica, é reso da Nolan nella sua scarna brutalitá ed impersonalitá. I nemici, i Tedeschi non sono mai visibili nel film, come ad evidenziare che, nel corso del tempo, il Male assume sembianze differenti, sia allora, durante la Seconda Guerra mondiale, sia ora in Siria, o in alcuni paesi africani, o nel dramma dei migranti che naufragano su spiagge non molto lontane da noi.

“Dunkirk” è dunque un film sull’atemporalitá del Male che alberga intrinsecamente nell’umano stesso, mettendo continuamente a rischio la connaturata fragilitá della vita. Come in molti testi bioniani, nel film di Nolan non vi è traccia di retorica, di eroiche facilonerie: non è presente alcuna “vittoria”, bensì solo la difficile elaborazione di una sconfitta. “Dunkirk” è un film denso di suggestioni, sia estetiche che psicoanalitiche, e quindi assolutamente consigliato.

Settembre 2017

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