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Breve storia dell’IPSO

26/01/11

Rubrica IPSO.

Parte Prima. 

Le psicoanalisi ed altre discipline ci hanno reso più consapevoli dei meccanismi che regolano le istituzioni e i loro processi di maturazione. Questo momento della storia dell’IPSO attraversa una fase di rinnovata vivacità che si concretizza nel crescente numero di membri Candidati/Analysts in training che la compongono e della crescente relazione di reciproco scambio con l’IPA stessa, l’International Psychoanalytical Association. Dunque, che cosa è questo IPSO?
Qualche nota storica.
Si legge nel suo statuto (cfr.www.ipsocandidates.org.uk): l’International Psychoanalytical Studies Organization (IPSO, per felice brevità), è un’organizzazione nata ufficialmente nel 1973 e composta da Psicoanalisti-in-Training presso gli Istituti affiliati dell’IPA nel mondo; tali regioni sono: Europa, America Latina, Nord America. In realtà il raggruppamento si estende oltre i confini di tali regioni, dell’Europa fanno parte anche Israele e Australia; nel raggruppamento Nord America, Giappone, Corea e recentemente la Cina.
Prima di allora i candidati delle varie Associazioni, Società e Istituti IPA non erano particolarmente rappresentati nelle realtà dei vari training o non avevano uno spazio specifico ove discutere in orizzontale tra pari (o verticalmente dialogando con l’IPA stessa), delle proprie esperienze formative confrontandosi con colleghi in altre parti del mondo; ancora, presentare i propri lavori durante i numerosi seminari, Congressi locali o esteri, pubblicare sulle Riviste psicoanalitiche e altro ancora.
Quando e come è nata?
L’IPA festeggia quest’anno i cent’anni dalla sua creazione voluta da Freud e dai suoi primi colleghi. L’IPSO, ne compie quest’anno quaranta. Alla fine degli anni Sessanta un gruppo di Candidati di varie nazionalità organizzò una riunione (quasi clandestina) durante il Congresso IPA ospitato nel 1969 proprio a Roma. Furono lì discussi alcuni temi riguardanti il percorso di training, il ruolo o la rappresentanza dei candidati all’interno delle varie Istituzioni e altro ancora. A quel punto l’IPA chiese un confronto con tale gruppo: l’incontro in principio non privo di qualche tensione, lasciò poi il posto ad un aperta discussione tanto che due anni più tardi, nel Congresso IPA di Vienna del 1971, Leo Rangell (allora Presidente IPA) propose il costituirsi di un’organizzazione di candidati che potesse avere un proprio congresso parallelo a quello IPA. Così alcuni tra i candidati lì presenti dettero ufficialmente vita all’IPSO il cui primo Presidente fu David Terman, attuale Presidente dell’Istituto Psicoanalitico di Chicago.
Da allora – quasi 40 anni – ne è passata di acqua sotto i ponti, tant’è che l’IPSO intrattiene ora con l’IPA un rapporto di vivace collaborazione, reciproco rispetto, relativa interdipendenza derivante dall’interesse per la condivisa passione: la psicoanalisi stessa. Tale impegno confluisce ogni anno a Gennaio nel Comitato (IPA) per le relazioni IPA/IPSO, a beneficio di entrambe le organizzazioni; per altro quest’ultimo Comitato vede ora l’importante partecipazione di un rappresentante europeo appartenente alla SPI stessa, Francesco Castellet y Ballarà.
Dalla sua creazione intorno al 2002 tale Comitato IPA/IPSO, fortemente voluto da Lee Jeffe e Bob Tyson in collaborazione con l’allora esecutivo dell’IPA, ha favorito un esponenziale aumento delle opportunità offerte ai candidati IPA: pubblicare sull’IPSO Journal (ma anche sottoscrivere lavori sull’International Journal of Psychoanalysis); partecipare ai Congressi IPA/IPSO ogni due anni, EPF e APSAA (annuali), FEPAL (ogni due); a quelli esclusivamente IPSO (in Europa una volta all’anno, in America ); sottoscrivere Premi IPA-IPSO joint (come il Sacerdoti e il Tyson), e il recentissimo IPSO Writing Award che per il Congresso in Messico sarà alla sua seconda edizione; ancora, abbonarsi ad un prezzo molto favorevole all’archivio PEP-WEB.
Inoltre i candidati IPSO possono entrare a far parte di alcuni Comitati IPA: prestigiosi gruppi di studio, ricerca, sviluppo; o ancora essere elencati nel database all’interno del sito web dell’IPA, area privata ovviamente.
Come altre associazioni a livello internazionale e locale, è animata soprattutto dal desiderio di creare uno scambio con “l’altro da Sé”, in un gruppo di lavoro allargato con cui condividere la medesima materia, seppur a volte declinata in maniera alquanto diversa. Uno scambio che se pensato già durante il training può arricchire quell’epoca così fondante nel processo di costruzione permanente dell’identità di psicoanalisti.
E’ vero che i candidati escono già molto dal proprio studio per recarsi alle supervisioni, in analisi didattica, ai seminari o ai tanti congressi; con l’IPSO si può infine andare un po’ fuori porta per incontrare altri colleghi, imparare, confrontarsi ed “esporsi”, certo, non senza naturali difficoltà (la lingua, gli imbarazzi e certo il conflittuale incontro con il talvolta “molto altro da noi”), e qualche differenza che può anche sorprendere ma il più delle volte viene (anche criticamente) integrata nel prezioso bagaglio identitario. Al rientro si riprende il lavoro in compagnia di qualche nuovo interlocutore interno, un libro non tradotto, molti appunti, i ricordi, le foto delle riunioni e quant’altro.
Questo “spirito IPSO” (“IPSO Spirit”) si è concretizzato da non molti anni in un interessante progetto: il Visiting Candidates’ Program. Un candidato cioè può far richiesta di frequentare un altro Istituto estero che a sua volta abbia aderito al programma. Lì sarà accolto per due settimane, ospitato da altri colleghi candidati, e frequenterà assieme a questi i seminari, i corsi, o i congressi previsti dal training ospitante; tale Istituto ospitante è infine invitato ad organizzare una supervisione di gruppo o individuale con un analista di training che abbia fornito la sua generosa disponibilità a discutere il caso con l’ospite straniero.
Da qualche mese a questa parte la SPI ha aderito a tale programma assieme ad altre trenta Società, Istituti, Associazioni IPA nel mondo.
Insomma, in sintesi a cosa possono servire l’appartenenza ad associazioni di colleghi (giovani o relativamente giovani, dal momento che l’età media dei candidati nel mondo e’ di 46 anni).
Scontato, si è detto sopra: ampliare le conoscenze, arricchire la formazione oltre i confini del proprio Centro Psicoanalitico e così via. Meno scontato è che ciò avvenga attraverso la scrittura (di casi o di teoria) e per lo più la scrittura in una lingua straniera, traduzione che implica un’ulteriore trasformazione ed elaborazione del materiale stesso. Non pensiamo di dire nulla di nuovo se ricordiamo che chi già in là nel training psicoanalitico o neo-associato, ben conosce l’impatto che la scrittura ha nel corso del proprio lavoro quotidiano e con i pazienti stessi. Non ultima la possibilità di presentare lavori, discuterli tra pari, o con supervisori stranieri in maniera felicemente libera dal fattore “reporting” che a volte può rendere meno agevole l’apertura verso l’esterno.
Sperando di aver fatto così cosa gradita nel presentarvi alcune caratteristiche dell’IPSO, vi rimando alle successive sezioni dove sono presentate le varie iniziative dei prossimi mesi e la periodica NEWSLETTER pubblicata e distribuita a tutti i membri IPSO ogni sei mesi.

Luisa Marino

 

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